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al testo proposto da Giulia Bellucci
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È fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi con i panni e le scarpe e le facce che avevamo. Le lepri si sono ritirate e i galli cantano, ritorna la faccia di mia madre al focolare.
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Le foglie sono dei fanciulli scalzi 1948 da Invito ( È fatto giorno)
Sono fresche le foglie dei mandorli i muri piovono acqua sorgiva si scelgono la comoda riva gli asini che trottano leggeri. Le ragazze dagli occhi più neri montano altere sul carro che stride, Marzo è un bambino in fasce che già ride. E puoi dimenticarti dell’inverno: che curvo sotto le salme di legna recitavi il tuo rosario lungo freddi chilometri per cuocerti il volto al focolare. Ora ritorna la zecca ai cavalli, ventila la mosca nelle stalle e i fanciulli sono scalzi assaltano i ciuffi delle viole. ***
LUCANIA 1940 da Invito ( È fatto giorno
M’accompagna lo zirlio dei grilli e il suono del campano al collo d’una inquieta capretta. Il vento mi fascia di sottilissimi nastri d’argento e là, nell’ombra delle nubi sperduto giace in frantumi un paesetto lucano ***
ARCOBALENO da È calda così la malva ( È fatto giorno)
I miei segreti, il mio male canta l’uccello siepale. Quando piove uno pensa inghiottito in una stanza e non gli può bastare compagnia. Amata ragazza mia, m’hanno permesso la vita che meno vedendoti comparire sotto la luce dell’arcobaleno. ***
NATALE da Neve ( È fatto giorno)
Si cammina su e giù lungo le stazioni e queste vie. C’è chi mi dice: Abbandona la nebbia, abbandona l’asfalto grasso, le vetrine: luce di dieci candele pende su baschi e giocattoli. Le mie famiglie riempiono le case, hanno lasciato la tavola intatta per il bambino della mezzanotte. ***
GIA’ SI SENTONO LE MELE ODORARE 1947 da Neve ( È fatto giorno)
Già si sentono le mele odorare e puoi dormire i tuoi sonni tranquilli, non entra farfalla, a prendere il giro attorno al lume. Ma non ho mai sentito tante voci insolite salirmi dalla strada i giorni ultimi di ottobre, la sorella mi cuciva le giubbe ed io dovevo andarmene a studiare nella città sconosciuta! E mi sentivo l’anima di latte alle dolci parole dei compagni rimasti soli e pudichi alle porte. Ora forse devo andarmene zitto senza guardare indietro nessuno, andrò a cercare un qualunque mestiere. Qui uno straccio sventola sui fili e le foglie mi vengono a cadere dalle mele che odorano sul capo.
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